Ragazze, sondaggio tra noi: quante volte vi è capitato o vi capita di sentirvi infastidite dai commenti di uomini per la strada? Fischi, battute, versi, sghignazzamenti vari e tutto il resto del favoloso repertorio machista? Notate differenze ora che indossiamo la mascherina rispetto al passato? Differenze tra quando d’inverno portiamo un cappotto o se indossiamo un vestitino leggero con l’arrivo della bella stagione? Abbiamo parlato spesso in radio di molestie e catcalling e ci capita di ricevere, a volte, messaggi agghiaccianti. Per alcune donne il catcalling è quasi una forma di lusinga “Maddai ragazze, preoccupatevi di quando non vi fischieranno più dietro”; solo pochi uomini riconoscono di trovare questo modo di fare imbarazzante mentre altri arrivano a dire che “è qualcosa che non si fa più dal 1950 ” trovando assurdo anche solo che se ne parli. Allora, visto che per alcuni è così difficile aprire gli occhi sulla realtà, mi permetto di fargli notare un paio di cosette.

Molestie in strada, quante volte ancora dovrà succedere?
Sono nata ben più tardi del 1950 eppure da adolescente sono fuggita per due volte dalle grinfie di tizi che si masturbavano per strada, in pieno giorno, nel mio quartiere. Uno di loro mi ha addirittura seguita una volta scesa al capolinea dell’autobus. Sentivo i suoi passi e il suo ansimare dietro di me ma ingenuamente pensavo che fosse qualcuno che aveva fretta. Solo quando mi si è affiancato ho capito cosa stesse succedendo. Sono scappata a gambe levate senza mai voltarmi indietro. Un altro ancora si è accostato con l’auto fingendo di chiedere un’informazione. Quando mi sono avvicinata aveva i pantaloni abbassati.
Crescendo questi episodi mostruosi non mi sono più capitati per fortuna (forse perché ho cominciato a muovermi meno a piedi, chissà) ma le battute, i fischi, i versi e gli ammiccamenti mentre cammino sono sempre continuati. Ancora oggi, quando mi trovo a passare davanti ad un gruppo di uomini fermi in strada, percepisco il mio disagio interno. Mi viene spontaneo mettermi sulla difensiva, chiudermi la giacca, stringere le spalle e velocizzare il passo. Mi preparo. Ogni mattina incontro un gruppo di fascinosi maschioni di mezza età fermi a bere il caffè al bar (fuori ovviamente, causa restrizioni anti Covid). Ogni volta smettono di parlare quando passo, mi pesa il loro sguardo e sento i commenti mentre mi allontano. Sento e vedo tutto, come succede ad ognuna di noi. Non cambia che sia in tuta, struccata o al contrario, agghindata a festa. Io continuo a percorrere quella strada ogni giorno perché mi rifiuto di dargliela vinta cambiando le mie abitudini. Li sfido, a mio modo. Li guardo male ogni volta ma il branco si sente più forte. Non percepiscono il mio disprezzo per loro, quanto li trovi rivoltanti. Vero è che con gli anni ho anche imparato a rispondere, se serve in maniera aggressiva. Il punto però è un altro: non è sulla reazione della vittima che dobbiamo porre l’attenzione ma sul perché alcuni bavosi si sentano autorizzati a commentare i tuoi occhi/capelli/labbra/tette/sedere solo per il fatto che tu stia passando lì davanti. Come se in quel momento tu fossi un pezzo di carne messo lì a loro disposizione, come se esistessi solo in funzione loro.

Realtà e percezione personale
Gli anni ’50, i vitelloni, le pubblicità, il maschio latino ecc.. Quando la finiremo di trovare giustificazioni ridicole a quella che è solo e soltanto una molestia? Ripetiamolo insieme:
il catcalling è un’attenzione indesiderata unilaterale da parte di uno sconosciuto verso una passante che in quel momento esiste come preda sessuale.
Leggendo i messaggi che ci arrivano in radio quando tocchiamo questi discorsi mi rendo conto di quanta superficialità, nel migliore dei casi, o subdola ignoranza ci sia su un tema come questo. Ci si vanta di non capire il perché dell’indignazione scatenata dall’episodio denunciato pubblicamente da Aurora Ramazzotti. Due cose a proposito di questo: se non conosco un problema non vuole dire che questo non esista; quando non capisco una cosa mi informo e in prima battuta mi vergogno per non averlo fatto prima. Non faccio della mia ignoranza qualcosa di cui vantarmi.
Dal catcalling alle molestie sul lavoro, quando finirà?
Vogliamo parlare degli episodi sul posto di lavoro? Molestie a ripetizione, sms sgraditi, battute viscide, commenti su trucco e abbigliamento non necessari, carezze non richieste… ami lanciati verso chi viene vista come una preda da uomini che si sentono irresistibili. Tra capi e colleghi, nessuno di loro in questi momenti di alto machismo si è mai sentito minimamente in imbarazzo quanto me, per loro. Nessuno ha mai lontanamente considerato quanto fosse sgradito, spiacevole e fuori luogo il proprio comportamento. Sia quando ne sono stata io la vittima sia quando l’ho visto succedere ad altre donne. Neanche quando si è trattato di un vero e proprio reato. E tutto questo non nel 1950, ma nel favoloso 21° secolo.