Il mio 2022 in radio ripartirà il 24 gennaio. Non che fino ad oggi me ne sia stata in vacanza eh, anzi! Quello però sarà un lunedì diverso dagli altri e in cui per la prima volta dal 2017 non mi alzerò alle 5 del mattino per andare al lavoro, non arriverò per prima in redazione gustandomi il silenzio delle ore che precedono l’alba, non sarò io ad accendere il sistema di ventilazione dei nostri studi nel seminterrato, le luci, il computer che fa i capricci e il decoder satellitare che litiga con l’antenna; non scambierò due battute con le signore delle pulizie che anche a gennaio stanno a maniche corte, non metterò a posto lo studio lasciato in disordine dopo l’ultima diretta del giorno prima.
Dal prossimo lunedì 24 gennaio non sarò più io a dare il buongiorno a tutti quelli che in questi anni mi hanno dimostrato stima e affetto scegliendo di seguirmi su una radio con un nome poco cool, che è cresciuta da sola senza investimenti pubblicitari tradizionali o sui social ma fatta di cuore, passione e tanto impegno. Una radio dove, a differenza delle altre più famose e celebrate, chi va in onda è responsabile di ogni contenuto, autore e redattore della propria trasmissione in tutto e per tutto. Una grande responsabilità che ho sempre cercato di onorare al mio meglio.
Per una decisone aziendale legittima e insindacabile, che vorrei poter spiegare ma le cui ragioni mi sono ignote, da quel giorno sarò in diretta dal lunedì al venerdì dalle 17:30 alle 20: 00 e non più dalle 6:30 alle 8:00.

Conduttrice radiofonica: quando vai avanti nonostante tutto il resto
Lascerò quindi uno spazio che ormai sentivo mio e che mi ero disegnata sulla pelle come un tatuaggio, orgogliosa di non aver mai saltato un giorno di diretta se non per le ferie e di non aver mai fatto un minuto di ritardo. Non che sia sempre stato facile, anzi: come quando ho salutato l’ultima volta mio padre a mezzanotte inoltrata per essere regolarmente in onda poche ore dopo, mentre l’ospedale mi chiamava per dirmi che non avremmo avuto più tempo; come quando mi è arrivata la notizia della morte di due amici durante la diretta. Mi sono asciugata le lacrime tra un disco e l’altro e quando si è riacceso il microfono ho portato a termine quello che dovevo fare, che se una persona decide di seguirti ogni mattina potendo scegliere tra mille altre voci tu hai il dovere di esserci al tuo meglio.
La musica alla radio è un sogno febbrile condiviso, un’allucinazione collettiva, un segreto spifferato a milioni di persone, una voce che sussurra all’orecchio del Paese intero. Se è dirompente, sovverte il messaggio trasmesso tutti i giorni dalle autorità costituite, dalle agenzie pubblicitarie, dai mezzi di comunicazione di massa, dalle società di informazione e più in generale dai custodi dello status quo, abituati come sono a intorpidirci la mente, anestetizzarci l’anima e mortificare ogni traccia di vitalità.
Bruce Springsteen, Born to Run
Il bello della radio: gli ascoltatori
Il bello della radio è questo, la facilità con cui si crea una community di persone unite dalla voglia di ascoltare e di raccontarsi. Durante i duri mesi del lockdown della primavera 2020, mentre le radio in generale registravano un calo di ascolto dovuto ai minori spostamenti in auto, io ho vissuto quasi una magia, con gli ascoltatori che piano piano hanno preso coraggio e hanno cominciato a presentarsi attraverso SMS e WhatsApp.
In quel periodo si sono fatti avanti Alberto da Milano, con le dediche a sua moglie prima e poi le canzoni reinventate e suonate per me; Giacomo dalla Campania, cacciatore un po’ polemico ma dal cuore buono che inventa soprannomi per tutti (io la sua Perfida Clementina); Luciana da Bari che mentre cerca un nuovo lavoro si dedica ai suoi libri scultura; Letizia da Terni con il cognato figo da piazzare; Raffaele da Torino che ripara le auto della polizia e va al lavoro in bicicletta; Salvatore da Roma, elicotterista della Guardia di Finanza con le sue foto scattate dal cielo; Andrea da Cagliari che sogna di vivere in una capanna fronte mare con la sua canna da pesca; Sergio, il grande saggio del gruppo; Stella da Roma che accudisce l’anziana madre; Francesco che lavora in una redazione a Napoli.
E ancora Marco, con la sua famiglia numerosa e il gruppo dei pazzi di Palermo; Beppe da Monreale con il suo sconfinato amore per moglie e figlio; Francesca da Milano che mi ringraziava per averla fatta sorridere mentre andava in ospedale per la chemio; Martina da Roma dispiaciuta di andare meno spesso di prima in ufficio e non avere la scusa per ascoltarci così presto; Simona da Roma che ha riconosciuto la mia voce durante un allenamento di beach volley e solo dopo ha collegato il mio nome con quello che sentiva ogni mattina in radio, vergognandosi di dirmelo poi dal vivo e confessandomelo solo ieri; Davide da Fiumicino che quando ha saputo di un controllo al seno che stavo per fare ha smosso mari e monti facendomi visitare quel giorno stesso dal miglior specialista che potessi desiderare; Nazareno dalla provincia di Roma che in una delle ultime puntate ha telefonato in diretta per farci i complimenti e infine la signora di Torino che dopo averci ascoltato ha chiamato la nostra specialista di Padova per una seduta di terapia di coppia con lei.

Più di un doveroso grazie agli ascoltatori
A tutte queste persone, a quelle silenziosamente sempre in ascolto e a quelle che in questo momento in cui sono un po’ amareggiata sto dimenticando, voglio dire grazie. Grazie davvero per esserci state e per aver fatto sì che le ore insieme fossero sempre speciali, per avermi fatto uscire dallo studio sudata dalle risate per le follie e i racconti condivisi, per le riflessioni, gli sfottò, i soprannomi, le confessioni hot; per aver condiviso opinioni sempre in modo cordiale in un momento in cui schierarsi e farsi la guerra sembra normale.
Grazie a chi si è preoccupato per i miei tragitti in bicicletta prima che il sole sorgesse, per chi ha gioito con noi della gravidanza della mia partner in crime Arianna tentando di indovinare il nome di sua figlia e ancora grazie perché sapere che eravate dall’altra parte mi ha sempre fatto sentire l’adrenalina scorrere sotto la pelle. Siete stati voi, non certo lo stipendio, a dare un senso al lavoro e alla fatica di ogni giorno, alla sveglia che suona troppo presto e alle notti sempre troppo brevi, al buio e al freddo quando esci di casa nel silenzio di una città che ancora dorme.
A questo proposito, a chi ancora pensasse che lavorare in radio sia semplicemente accendere un microfono e dire quattro stupidaggini vorrei suggerire di venire davvero a scoprire tutto quello che c’è dietro ogni diretta di una talk radio e che lavorare con il sorriso non vuol dire non farsi il mazzo. Vuol dire semplicemente amare quello che si fa e farlo con passione e rispetto.
Sostanzialmente, la radio non è cambiata nel corso degli anni. Nonostante tutti i miglioramenti tecnici, è ancora un uomo o una donna e un microfono, la riproduzione di musica, la condivisione di storie, il parlare di diverse questioni, il comunicare con il pubblico.
Casey Kasem – conduttore radiofonico USA
Un nuovo inizio: in radio dalle 17:30 alle 20:00
Come ho scritto prima da lunedì 24 gennaio 2022 non sarò più in onda all’alba ma il mio microfono sarà acceso dalle 17:30 alle 20:00. Dopo cinque anni torno quindi in una fascia oraria che avevo già occupato nei primi periodi di questa avventura, cambierò di nuovo tutto il resto della mia vita per adeguarmi ai recenti ordini di servizio, organizzerò diversamente gli altri impegni professionali che ho (perché se anche non pensavo di arricchirmi facendo radio vorrei comunque evitare di andare in pensione con quella minima dopo 40 anni di lavoro) e via così, altro giro altra giostra.
Come sempre cercherò di dare il massimo lasciando da parte tutta l’amarezza che provo oggi. Ogni cosa bella forse è destinata a finire ma quello che è stato nessuno potrà mai togliermelo. Rimarrà un pezzettino del mio cuore in dote alla famiglia dell’alba mentre proverò a crearmene una nuova in grado di regalarmi le stesse soddisfazioni.
Prometto di godermi ogni tramonto insieme a chi sarà all’ascolto in quel momento con la stessa gioia con cui ogni mattina davo a tutti appuntamento a quella dopo. Ci si sente On Air!
P.S.
Infiniti grazie li devo alle mie colleghe e amiche Arianna, con cui ho condiviso migliaia di ore di diretta e che ora ha un impegno molto più importante di cui occuparsi, Livia ed Emanuela il cui supporto costante ha reso tutto più piacevole.
I ringraziamenti non basterebbero per tutti i nostri ospiti, intervistati ad orari impensabili, e per i protagonisti delle nostre rubriche fisse settimanali: il Professor Marxiano Melotti, quello che tutti noi avremmo voluto avere in cattedra all’Università a cui spesso abbiamo sottoposto le domande più assurde; la Dottoressa Serenella Salomoni, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa sempre dalla parte delle donne e la simpaticissima Paola Aspri con il suo Oroscopando, un originale e divertente oroscopo del sesso.
A tutti loro sono grata per aver partecipato sempre con gioia alle nostre dirette in tutti questi anni pur senza aver mai percepito un solo euro.