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Emozioni

Dittatori: mascolinità tossica, minacce e liberazione

By Febbraio 28, 2022Giugno 8th, 2022No Comments

La guerra della Russia all’Ucraina mi ha portata a chiedermi cosa sia a rendere tali i dittatori, in politica e non solo. Attenzione, non entrerò nel discorso geopolitico e non sarà un trattato di storia. Questa mia è solo una riflessione di pancia, magari banale, maturata dopo diversi incontri e sviluppata sui sentimenti del momento.

Piccoli e grandi dittatori, cosa li definisce?

In fondo credo sia abbastanza semplice distinguere quello che rende tale un qualunque dittatore o padre padrone che sia: è il ricatto esercitato sui più deboli, è la paura delle conseguenze che si sviluppa nelle vittime, sono le punizioni inflitte agli oppositori e, davvero immancabile, è la schiera di incompetenti lacchè, purché obbedienti, sempre a disposizione.

Scavando un po’ nella memoria e facendo qualche ricerca ho notato come molti dei dittatori più famosi e terribili (e dei piccoli patetici emuli che ognuno di noi ha la sfortuna di incontrare almeno una volta nella vita) abbiano in effetti anche storie simili. Sembrano quasi dei copioni prestampati utili ad affascinare il proprio stolto pubblico (che esista una sorta di manuale di istruzioni, tipo quelli di Ikea, per diventare un perfetto dittatore?). Fateci caso: amano raccontare di essere venuti dalla strada, di essersi fatti da soli, di aver combattuto chissà cosa. Spesso hanno un passato nelle forze militari, dove però non sono riusciti a far carriera, ma soprattutto sono l’esempio classico della mascolinità tossica, banale e noiosa. Incapaci di uscire fuori dagli schemi imposti loro da quello che hanno tra le gambe eppur certi di essere degli autentici innovatori.

Il problema dei dittatori è la sindrome del cazzetto?

Avete presente la cazzimma dei cani di piccola taglia che sembrano non rendersi mai conto della loro misura? Tra gli umani un comportamento simile, quello di chi ama esercitare la violenza sugli altri per ergersi sopra di loro, mi fa pensare alla cosiddetta sindrome del cazzetto. Magari quella immagine che amano mostrare di se stessi, con i muscoli del petto gonfi come pneumatici, in realtà serve solo per compensare quello che manca lì sotto. Chissà. Questi omuncoli poi si accompagnano quasi sempre a donne figurina, ritengono di essere irresistibili per le altre nonostante queste li rifiutino disgustate e sono convinti di essere invidiati dagli uomini del branco. In perenne attesa di un qualche riconoscimento sociale che non arriverà mai se non dai soliti, immancabili lacchè.

Gli errori dei dittatori: la realizzazione delle minacce

Piccoli e grandi dittatori però fanno sempre gli stessi errori, alla lunga. Inebriati dal potere, turlupinati dalle menzogne vigliacche dei propri fedelissimi cani a catena, si sentono grandi perché hanno la possibilità di togliere tutto. Peccato che sia proprio quando quella minaccia si realizza e quando a quel qualcuno viene tolto tutto che lo stesso diventa il più potente e pericoloso degli avversari. Dando sfogo alla propria violenza si sentono soddisfatti ma non capiscono, poveri sciocchi, di aver compiuto il primo passo verso la loro stessa fine.

Di fatto liberano le loro vittime dal ricatto e dalla dittatura, rendono il debole non più tale, non più manovrabile; perché quando non si ha più niente, non si ha nulla da perdere. La bilancia del potere è quindi rovesciata. E che succede allora? Che raramente, o forse mai, chi è abituato a sentirsi dire sempre e solo sì, come un qualsiasi bambinetto capriccioso, alla resa dei conti si è dimostrato in grado di reggere l’urto della realtà e del proprio fallimento, anche semplicemente le più banali critiche e contestazioni.  Se vi è mai successo di incontrare un esemplare simile, e di contestarlo apertamente, avrete visto nei suoi occhi lo smarrimento e il panico; avrete notato la sua completa incapacità di reagire e la sua coda infilarsi tra le gambe.

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La speranza nutrita di rabbia è un’arma potente di liberazione dai dittatori

Per questo la speranza nutrita della rabbia di chi è stato schiacciato è la combinazione letale che i dittatori dovrebbero temere di più. Una volta liberata dalla minaccia del ricatto, non si può più arginare. Fateci caso, la fine di questi omuncoli che si ritenevano grandi poi è sempre la stessa: soli, abbandonati anche dai lacchè, schifati dalla storia, in galera e, all’ultimo, vestiti di un bel cappotto di legno. Che la livella si sa, prima o poi colpisce tutti e del potere, vero o presunto, se ne frega.

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